Il FUTURO "pesante" del passato di Firenze



Negli ultimi anni molte personalità della politica fiorentina hanno usato un motto preso dalle tradizioni delle popolazioni degli indiani d'America per proporre un principio fondamentale sul quale si dovrebbe basare il futuro di una comunità. Il detto è: «Non ereditiamo il mondo dai nostri padri, ma lo prendiamo in prestito dai nostri figli». Firenze si deve proporre al futuro operando in una direzione di prospettiva, perché i nostri figli ed io aggiungo i nipoti, possano trovare un terreno fertile su cui costruire il proprio sogno ancora migliore per i loro figli.

Firenze vive di un passato "pesante", di una storica rendita della bellezza che nessuno, anche i nei decenni scorsi, è mai riuscito a rendere davvero fruibile e futuribile.
Il rischio molto forte è quello di arrivare all'estremo colpo di frusta, quando non si trovano più stimoli e nuove idee e si cade nei rimpianti. Piangersi addosso per tutte le occasioni sprecate o per tutte le proposte mai realizzate non serve a nessuno.

E' da qui che parte la riflessione. L’unico modo per far ripartire davvero un'idea di sobria politica cittadina è quella di guardare al futuro. Firenze non ha bisogno di "tutor" che accompagnano la sua evoluzione. Ha risorse interne molto forti e competenti per sviluppare un progetto di futuro molto importante. E' il momento di uscire dallo “stantio” modo di gestione della città in ogni suo aspetto. Dalla società civile, dai cittadini e dagli intellettuali ancora molto presenti in città, nonostante tutto. Coinvolgere il mondo dell'editoria anche quella digitale, il mondo economico in ogni sua parte e con tutte le potenzialità di aziende e imprenditori geniali come quelli fiorentini, convogliare le energie positive di tutta la cittadinanza e della popolazione attiva nel tessuto cittadino, chi lavora nel tessuto viscerale della città e che adesso sono molto assopiti e nascosti. Tutto questo deve uscire dai “bunker” delle corporazioni e delle attività in ombra, donando alla popolazione fiorentina il massimo di ciò che abbiamo per spingere nella giusta direzione e rilanciare la politica cittadina del futuro. Uscire dal ghetto e aprire alle risorse e alle idee esterne prendendo coscienza di quante iniziative e proposte arrivate da soggetti esterni, sono state rigettate per un presunto protezionismo degli ambiti interni alla città. Firenze non dovrà mai essere un territorio di conquista, ma attirare gli investimenti dall'esterno dovrebbe essere una delle priorità del programma amministrativo della città. Attrarre investimenti da "fuori le mura" potrebbe essere una vera e propria soluzione per aumentare il tasso di crescita.



Esperienze precedenti ci hanno insegnato che ci sono cittadini, aziende e imprenditori che vogliono mettersi in gioco anche dopo questo lungo periodo di crisi. Vorrebbero essere coinvolti nella gestione della cosa pubblica, vorrebbero davvero dare una mano. Firenze dovrebbe stendere un tappeto rosso a chi vuole investire nella città e scommettere con tutti quanti sul suo futuro e sul futuro dei fiorentini.
E' necessario che i fiorentini non si piangano addosso e incitino la politica ad adottare una nuova idea di città, basata sul tessuto sociale e produttivo, dove un giorno non si possa dire che non ci sarà un futuro lamentandosi che non ci sia, ma che esistono tanti futuro per tutti costruiti con le energie attratte da una visione nuova di città.
Io penso che il popolo fiorentino sia ancora un bambino che guarda alla bellezza. Firenze è una delle città più belle del mondo e di questo tutti ne sono orgogliosi, ma come in una semplice famiglia ogni genitore auspica che il figlio sia la propria evoluzione negli studi e nella carriera, che non fallisca dove il genitore ha fallito, che migliori la condizione familiare per se stesso e per i propri figli, anche il fiorentino dovrebbe aspirare a questo per la propria città. Quel fiorentino bambino e figlio deve trasformarsi in fiorentino "babbo" di una Firenze nuova e rinnovata nello spirito e nella politica strategica del futuro. Uscire quindi dall'individualismo per dare una nuova prospettiva alle aziende e all'economia fiorentina, unire le forze e non dividere le idee, fare gruppo per raggiungere obiettivi più grandi in ogni settore produttivo e dei servizi.


E' finita l'era del gestore di albergo che aspettava il turista sulla porta. Questo modo di affrontare la vita economica è finito e dobbiamo guardare a esempi positivi che spesso non sono in Italia ma all'estero.Serve gioco di squadra, Firenze deve essere un unico blocco, deve avere un unico programma su ogni settore gestionale cittadino. La città è ancora troppo frammentata, è una bella casa, ma la famiglia che la abita litiga giornalmente e non mette mai in ordine i vestiti e i giochi dei bambini.

Il nuovo modello ideale di fiorentino deve avere un futuro. Deve essere un pioniere, un cosciente capostipite di una nuova famiglia, di una nuova eredità, quella che si costruisce da oggi in poi.
Abbiamo una bellissima immagine di noi stessi e spesso quando ci presentiamo al mondo, anche l'abito ha il suo valore, abbiamo una storia invidiabile da presentare come curriculum, ma dobbiamo ancora dimostrare che siamo preparati, a mio parere lo siamo già, a varcare i confini e a portare la civiltà in una direzione di futuro senza restare incatenati al passato.
Vorrei che i nostri figli non ci chiedessero mai il perché non abbiamo fatto qualcosa, ma potessero chiederci come l'abbiamo fatta.

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